domenica 8 novembre 2020

Storie di medichesse nel medioevo

 



STORIE DI MEDICHESSE NEL MEDIOEVO 

TROTULA DI SALERNO E LA COSMETICA DELLE DONNE.

In un passaggio della "Storia Ecclesiastica" di Orderico Vitale, si racconta che un noto uomo di scienza, che si trovava a visitare Salerno nell’anno 1059, riferì di non avervi trovato nessuno così erudito nell’arte della medicina quanto una certa dotta signora (sapiens matrona). Si sarà riferito a Trotula de Ruggiero, la medichessa che godette di grande fama nell’ambiente della Scuola Medica Salernitana?

 Al suo nome era associato un compendio di medicina femminile assai noto a partire dal XII secolo: il testo, in origine redatto in latino, circolava in gran parte dei paesi europei tradotto in varie lingue, tra cui l’inglese, il francese, il tedesco e l’olandese. Si tratta di un corpus composito, organizzato in tre trattati: “Il libro sulle malattie delle donne”, “I trattamenti per le donne” e “La cosmetica delle donne”.

La presenza di un testo cosmetico all'interno di una raccolta dedicata alla medicina femminile è tipica della tradizione greca, che vedeva nell’arte cosmetica una parte della medicina stessa, purché si trattasse di quella cosmesi che Galeno definiva “buona”, cioè funzionale alla salute del corpo e dello spirito. Nella “Cosmetica delle donne”, la proposta delle ricette di bellezza non dimentica nessuno dei punti fondamentali della toeletta: la depilazione, “per far sì che una donna possa diventare morbidissima e liscia e senza peli dalla testa ai piedi”; la cura dei capelli, a cui viene dedicata un’attenzione accuratissima che parte dalla pulizia attraverso shampoo detergenti per arrivare alla colorazione e alla profumazione della chioma. Infine la cura del viso, che passa dalla preparazione di detergenti, polveri sbiancanti, unguenti per raffinare la pelle. Ecco due ricette tratte dal ricettario di Trotula: un unguento depilatorio e un’acqua per profumare i capelli:

UN UNGUENTO PER NOBILI DONNE CHE RIMUOVE I PELI, RAFFINA LA PELLE E TOGLIE VIA LE MACCHIE.

Prendi il succo di foglie di cocomero asinino e latte di mandorla; assieme a queste sostanze poste in un recipiente, mescola dolcemente calce viva e orpimento. In seguito [aggiungi] galbano tritato mescolato con una piccola dose di vino per un giorno e una notte, e cuocilo assieme a questo. Una volta che sia stato cotto a puntino, dovrai rimuovere la sostanza del galbano e versarvi un poco di olio o di vino e la calce viva. Avendo preparato il decotto, dovrai rimuoverlo dal fuoco e aggiungere un trito delle seguenti erbe. Prendi ugual misura di mastice, incenso, cannella, noce moscata, chiodi di garofano. Questo unguento ha un profumo aromatico ed è delicato nell’ammorbidire [la pelle]. Le nobili donne salernitane sono solite far uso di questo depilatorio.

QUANDO PETTINERA’ I CAPELLI, FA IN MODO CHE ABBIA QUESTA POLVERE.

Prendi rose secche, chiodi di garofano, noce moscata, crescione d’acqua e galanga maggiore. Lascia che tutti questi, una volta ridotti in polvere, vengano mescolati con acqua di rose. Con quest’acqua vi spruzzi i capelli e li pettini con un pettine imbevuto nella stessa acqua, così che avranno un profumo migliore. E falle fare delle scriminature tra i capelli e che vi sparga la polvere summenzionata, e profumerà mirabilmente.

Daniele Dalla Valle. Fonte : da Erika Maderna, “Medichesse, la vocazione femminile alla cura”, 

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